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10 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 27 Marzo 2016
3 DOMANDE Paolo Mondani (Report)
“In otto anni non è cambiato nulla”
I L VERO TEMA è che nessun candida-to parla dei veri temi a Roma. Non dicecosa vuole fare per rimettere in piedi un
Comune devastato, anche sull’urbanistica.Forse perché non sa cosa dire”. Paolo Mon-dani, inviato di Report, nel 2008 girò unmemorabile servizio sul sacco urbanisticodi Roma.
Sono passati otto anni da quel pezzo,le pare cambiato qualcosa?
Direi di no, l’idea di allargamento a mac-chia dell’olio della città e l’abbattimento ditutti i vincoli sono rimasti. Il problema èche le decisioni a Roma vengono prese so-lo formalmente dal Consiglio comunale. Adecidere per davvero è un conglomeratodi poteri, composto dai costruttori e daipossessori di aree. che nella maggior par-te dei casi coincidono. Gli stessi che inmolti casi controllano i giornali o hannoquote di grandi banche. E questo pesava epesa, su tutti partiti e su tutte le giunte.
Virginia Raggi, la candidata dei Cin-que Stelle, ha annunciato che vuolecambiare il management dell’Ace a .Ed è successo un putiferio.
Le reazioni mi sembrano sopra le righe.
Ma il vero nodo è un altro. Qualche candi-dato è in grado di parlarci della “m i ss i o n ”della municipalizzata dell’acqua, di spie-garci cosa ne vuole fare, se accrescerne laquota pubblica o quella privata? Si parladei bilanci in attivo, manon si discute mai dellaqualità dell’acqua roma-na. E poi forse sarebbe ilcaso di chiedersi se Aceanon vada accorpata allamunicipalizzata dei rifiu-ti, all’Ama.
Lei nota diffusa im-p re p a ra z i o n e .
Io dico che serve una stra-tegia di città, una visione, per arrivare aun’amministrazione che sia in grado di de-cidere se serve davvero o meno costruirenuove case a Roma. E soprattutto che nonsi faccia condizionare dalla mafia, che hainfestato il Comune, e non ceda al dilagarealla corruzione. Io vorrei un’altra campa-gna elettorale, diversa a quella a cui si staassistendo a Roma. Bisogna discutere edesprimersi sui temi concreti, sulle soluzio-ni. Ma non vedo nulla di tutto questo.
» LUCA DE CAROLIS
Roma è stata spolpata,ma c’è ancora un piat-to succulento per i co-struttori. È stata can-
cellata ogni regola, quindichiunque possieda un po’ diterreno può sperare di sedersial tavolo”. Paolo Berdini, ro-mano, tra i più noti urbanistiitaliani, conosce ragioni e ci-fre dell’oceano di cemento ca-lato negli ultimi decenni sullaCapitale, con il benestare del-le giunte di ogni colore. E in-voca una risposta istituziona-le: “Il 30 marzo, assieme airappresentanti del comitatoSalviamo il paesaggio, andròdal commissario al Campido-glio, Tronca, per chiedere unacommissione d ’inchiestasull’urbanistica a Roma. Serveun’indagine pubblica per farechiarezza su quanto successoalmeno negli ultimi 15 anni”.
La Capitale è la città dei co-struttori, che spesso sonoanche editori: come France-sco Gaetano Caltagirone,proprietario del Me s sa gg e-r o, e Domenico Bonifaci, checontrolla Il Tempo. Quantocontano nella Roma del2 01 6 ?
Tantissimo. La politica li ri-tiene interlocutori obbligati,mettiamola così. Hanno ri-sorse e voce.
Ha visto il caso Raggi? Lacandidata del M5s vuolecambiare il management diAcea, municipalizzata di cuiè socio Caltagirone: M es-saggeroe Pd l’hanno massa-c ra t a .
Un candidato, di qualunqueorientamento, ha pieno dirit-to di dire ciò che ha detto laRaggi. È la democrazia.
C’è la crisi, tanta gente nonpuò neppure pagare un affit-to. Eppure a Roma continua-no a tirare su palazzi. Per-ché?
È la domanda centrale. In cit-tà attualmente ci sono tra i 160mila e i 180 mila alloggi inven-duti. Un’enormità, a fronte diuna popolazione che non cre-sce di numero.
Non servono nuove case pernuovi abitanti.
Assolutamente no.E allora?
E allora ciò che spinge a co-struire senza sosta possonoessere due motivi. Il primo è ilsempre più forte interesse deifondi stranieri per i nostri im-mobili, a Roma come a Mila-no. Comprano, molto. E quin-di i costruttori italiani potreb-bero anche sperare di riven-dere loro immobili.
E la seconda ragione?A Roma ci sono tra i 40 mila ei 50 mila cittadini che vivonoin case occupate e baracche. IlComune potrebbe pensare disistemarli negli appartamenticostruiti dai privati, com-prandoli.
È solo un’i p o te s i .Sì. Ma in queste settimane sene sente parlare. In vari am-bienti.
Come mai è così facile co-
st r u i re?La chiave si chiama accordodi programma. Comune e pri-vati si mettono d’accordo, esalta quasi ogni vincolo, com-presi i parametri del piano re-golatore. A Roma se ne è fattoun incredibile abuso. E il pia-no regolatore, peraltro fattomale, risale appena al 2008.
Come si arriva a questa por-ta per il cemento?
L’accordo di programma era
previsto da una legge del1990, e contemplava un’i n t e-sa tra vari enti per realizzareopere di rilievo. Ma certi vin-coli, come il no della Soprin-tendenza, rimanevano.
E invece poi?Ha preso piede una variante:il privato va dall’a m m i n i s t r a-zione e chiede di poter co-struire in una determinata a-rea. In cambio si impegna adotarla a proprie spese di ser-
vizi, dalle vie di accesso all’i l-luminazione, e offre i soldi de-gli oneri di urbanizzazione.
Nessun ente può dire nul-l a?
Ha provveduto il governoRenzi a eliminare ogni osta-colo con la legge Madia del2015 che prevede, quindi le-gittima nero su bianco, l’a c-cordo di programma tra pri-vati e Comune. Soprattutto,ha introdotto il silenzio as-senso da parte degli enti inte-ressati. Se en-tro 45 giornin o n d i c o n onulla sull’i n t e-sa, vale comeun sì.
E se un altroente si met-te di traver-s o?
Si vota a mag-g i o r a n z a , d if a t t o . M a l apratica può es-sere mandataalla presiden-za del Consiglio, come unasorta di giudice di ultima i-stanza. Immagini cosa può ri-spondere, dopo una legge co-me questa.
I Comuni vanno lisci.Basta una votazione, con cui ilConsiglio attesta che un de-terminato progetto edilizio èdi interesse pubblico. Legiunte di centro-sinistra, co-me quella Alemanno, ne han-no fatte in abbondanza.
Facciamo esempi?Le posso citare un complessonel quartiere popolare di Aci-lia. Un imprenditore incassala trasformazione di immobilida non residenziali a residen-
ziali. In cambio, si impegna arealizzare un sottopasso perla via Cristoforo Colombo. Lecase sono state quasi tuttevendute. Ma del sottopassonessuna traccia.
Vada avanti.Sempre con accordo di pro-gramma, quattro palazzi nelquartiere Bufalotta, edificatida un grandissimo costrutto-re. Le case sono tutte abitate,ma per le strade manca anco-ra l’illuminazione.
C’è lo scan-dalo piani dizo n a .
Secondo unalegge degli an-ni 60, si posso-no costruirecase da vende-r e a p r e z z ic o n t r o l l a t i ,stabiliti dallal e g g e . M a aR o m a i c o-s t r u t t o r i l evendono a ta-riffe molto su-
periori. Il trucco è che hannoadoperato materiali di qualitàleggermente superiore ai pa-rametri. In cambio reclama-no prezzi più alti.
Quali sono i nuovi affari?Ci si sta spostando verso areepiù sensibili dal punto di vistaambientale. Ma tra i nuovi af-fari, anche questo con accor-do di programma, c’è lo stadiodella Roma a Tor di Valle. Inballo ci sono Unicredit e duesuoi debitori, il costruttoreParnasi e il presidente dellaRoma Pallotta. Vogliono co-struire uffici per un milione dimetri cubi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
C a nt ie r ie affariRoma e le al-tre città vitti-me degli appe-titi dei palazzi-nari. A sinistra,il costruttoreFrance s coGaetano Calta-girone. Sotto,l’u r b a n i st aPaolo BerdiniAnsa
L’at t accoalla RaggiSul Fatto di ie-ri, l’i nte r v i st aalla candidataM5S nel miri-no di Caltagi-ro n e
L’I N T E RV I STA Paolo Berdini L’urbanista accusa la politica del mattone nella Capitale:“La legge Madia ha messo nero su bianco il patto tra privati e Comune”
Serve un’i n d ag i n ep ubbl i c aper fare chiarezzasu quanto è successoin Campidoglionegli ultimi 15 anni
A TESTA IN GIÙ
LACRIME BOCCIATEE ALTRE SLEALTÀ» PAOLO HENDEL
, DIBATTITO APERTO tra i candidatisindaco del centrodestra a Roma sulle
lacrime di Federica Mogherini. Confesso, e mene preoccupo, che ho provato un moto di sim-patia per Francesco Storace che ha detto: “Mache male c’è? Le dimissioni non si chiedono se unopiange, ma per inefficienza”. Alfio Marchini è statoancora più netto: “Dire che le lacrime della Moghe-rini sono un grave segno di debolezza che paghe-
ranno i cittadini è sciacallaggio elettorale”. Ledichiarazioni di Giorgia Meloni a proposito diquel pianto le conosciamo: “È il simbolo di
un’Europa debole, molle e incapace davanti agliattacchi che subisce. Mi auguro che la Mogherini,
dopo questa figuraccia, voglia dimettersi”. AncheBertolaso ha detto la sua: “Il ministro, come tutta laCommissione europea, dovrebbe far vedere chenon abbiamo paura e che non ci facciamo intimi-
d i re ”. Me li immagino i kamikaze dell’Isis che di fron-te alla salviniana e maschia fermezza della Melonise la fanno addosso dalla paura scappando via conla coda tra le gambe. Poi la Mogherini si mette apiangere e allora, ringalluzziti, tornano sui loro passipronti a farsi saltare in aria con rinnovato entusia-smo. Va bene che nessuno le vuole vincere questeelezioni romane, ma seguitare ogni giorno a direcazzate per essere sicuri di perderle mi pare sleale!
“Roma è un piatto da spolpareCosì l’abuso è diventato legge”